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Gruppi di insegnamento

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Cosa accade nei Gruppi di insegnamento del lavoro a maglia

Un Gomitolo per intrecciarsi

Questa è una delle attività più semplici e allo stesso tempo significative svolte fino a questo momento. Per realizzarla è sufficiente avere a disposizione un gomitolo e un gruppo di persone in cerchio.
Chi ha in mano il gomitolo prende la parola mentre agli altri è chiesto di mettersi in ascolto. Una volta terminato di parlare, lancia il gomitolo a un partecipante a sua scelta, che a quel punto può prendere a sua volta la parola.
Ogni volta che il gomitolo cambia possesso, un tratto di filo viene trattenuto da chi ha appena parlato in modo che al termine dell’attività si crei una fitta e visibile ragnatela colorata. Così utilizzato il gomitolo non è un semplice strumento per gestire il turno di parola ma diventa il mezzo per rendere visibile il legame tra ə componentə del gruppo. Ogni volta che viene utilizzata questa attività, quando l’ultimo partecipante ha ricevuto il gomitolo, tutti vengono invitati ad alzare le mani per mostrare a ciascun componente che tipo di intreccio si è creato in quello specifico incontro. Se ne osservano gli incroci, gli spazi vuoti, gli angoli originati dal filo; se ne ammira l’unicità.
L’attività ha una valenza diversa a seconda delle caratteristiche del gruppo a cui ci si rivolge con particolare riferimento al livello di conoscenza che c’è tra i membri.
I principali utilizzi che se ne fa sono:

  • Per presentarsi
  • Per approfondire la conoscenza tra i membri del gruppo
  • Per consegnare il proprio stato d’animo

In uno dei gruppi più longevi è stato da tempo inserito un elemento che connota l’attività del Gomitolo: in ogni appuntamento viene scelto un nuovo aspetto di sé da condividere. Partendo da cose semplici come una cosa che ci piace fare, sono stati aggiunti i cibi preferiti, la musica, i colori, fino ad arrivare a narrazioni più articolate come la descrizione del luogo in cui ci sentiamo più a casa o i desideri per il domani.

Knitting e chiacchiere

Lavorare a maglia, nella sua lentezza e ripetitività, costringe a fermarsi, a riprendersi un tempo meno frenetico, un tempo da dedicare agli altri oltre che a sé stessi, una quiete che oggi sembra non appartenerci più. Osservando questi elementi è facile trovare similitudini anche con l’approccio autobiografico che ugualmente chiede di fermarsi e attivare processi di cura di sé.
“Sferruzzando”, inoltre, si crea un momento di condivisione all’interno del quale è proprio il racconto ad avere uno spazio privilegiato.
Nell’attività proposta il lavoro a maglia diventa anche il soggetto di una raccolta di storie che hanno come argomento proprio questa tecnica artigianale. Una delle cose che viene sempre chiesta a chi si affaccia al gruppo per la prima volta è di raccontare il primo ricordo che coinvolge i ferri da calza e l’uncinetto. È capitato pochissime volte che questo argomento non appartenesse alla memoria di partecipanti e volontari. Che si tratti del momento in cui una delle nonne ha insegnato una o l’altra tecnica o dei pomeriggi spesi insieme al vicinato ad osservare le donne che realizzavano i capi per tutta la famiglia, il “fare la calza” diventa un attivatore del ricordo, riportando chi lo evoca a rivivere luoghi e persone a volte dimenticate.
Per approfondire il ruolo del lavoro a maglia nel contesto storico: Napoleoni, L., Sul filo di lana, come riconnetterci gli uni con gli altri. Mondadori, Milano, 2020.

Carte per narrare

Il “momento delle carte”, come viene solitamente chiamato dai partecipanti, è specificamente dedicato alla narrazione e al racconto di sé. Quando viene spiegato in che cosa consistono i “Gruppi di insegnamento del lavoro a maglia” si parla espressamente sia degli aspetti manuali che di quelli narrativi. I partecipanti sanno che, oltre al gomitolo e alle chiacchiere durante lo “sferruzzo”, di tanto in tanto il gruppo dedicherà un tempo privilegiato al racconto utilizzando un mazzo di carte narrative. Quelle sperimentate fino a questo momento provengono da un testo corredato da due mazzi di carte che presentano sia un’illustrazione che una parola di riferimento. Queste, come riportato all’interno del testo «aiutano a tirare fuori quello che già c’è nelle persone. Racchiudono significati archetipici, ma possono essere lette semplicemente per quello che l’immagine suggerisce guardandole. Insomma, oltre a stimolare giochi, narrazioni e creatività offrono l’opportunità di rinnovare riti di appartenenza e rafforzare, narrando, il senso di comunità.» Nei “Gruppi di insegnamento del lavoro a maglia” le carte servono per parlare di sé, per dare spazio all’immaginazione e per parlare degli altri.

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