Siamo partiti prima di decidere il nome, ancora prima di avere davvero chiaro il tragitto, conoscevamo però l’obiettivo: rendere le persone più libere attraverso un lavoro sui sentimenti e la lana.
Con la lana, con i ferri da calza, si possono costruire capi di abbigliamento per se stessi e per gli altri. Si possono acquisire capacità e si possono decidere i colori.
Con la lana si possono imparare i dritti e i rovesci, e con il dialogo si può rimettere in piedi la propria vita. La calza è l’occasione per raccontarsi, in un giardino o davanti al fuoco. Sulla spiaggia o in una cucina, quelle grandi delle contadine di un tempo, o quelle cucine piccole di oggi, figlie di lavori precari, ugualmente dolci, ma serve la giusta prospettiva.
In foto: siamo partiti andando a imparare noi stessi, perché non si può insegnare quello che non si conosce.
Siamo partiti con le colline senesi di fronte agli occhi, due gomitoli di lana in borsa e il cuore colmo di speranza.
Il nostro primo viaggio